Il Melqart è una statuetta bronzea di fattura Fenicia (IX-XI secolo A.C) ritrovata nel 1955 nel tratto di mare compreso tra Sciacca e Selinunte, proprio da marinai saccensi durante una battuta di pesca (dal motopesca saccense “Angelica Madre”).
Chi ne parla si lascia spesso andare definendo la statueta un unicum nel suo genere non avendo ancora ritrovato sul territorio italiano altri reperti con la quale confrontarla in Italia.
Il rinvenimento della statuetta votiva, creò da subito undibattitto culturale tra studiosi che si occuparono del particolare ritrovamento. Negli anni, una serie di tesi vennero dapprima accettate dalla comunità di studio, poi, allo stesso tempo smentite, fin quando lo storico e studioso V. Tusa lo identificò nel “Melqart” come espressione fenicia nel Mediterraneo occidentale.
Il reperto bronzeo misura circa 35 cm ed è fissato ad una base tramite due supporti che allo stato attuale si presentano molto rovinati.
Rappresenta una figura virile nella posa del “dio abbattente”: ha la gamba sinistra avanzata, il braccio destro sollevato verso il cielo, il sinistro abbassato con l'avambraccio proteso in avanti.
Le mani sono serrate a pugno e attraversate da due fori, che sicuramente alle origini dovrebbero aver supportato degli accessori ornamentali (presumibilmente riproduzioni di armi da guerra del periodo). La figura barbata, cinge sul capo il tipico atef fenicio (una corona), ha il torso nudo e indossa lo shenti (tipico gonnellino identificabile nello stile egiziano).
La lunga permanenza in mare ha comunque deteriorato alcuni preziosi dettagli per lo più sulla parte posteriore del reperto bronzeo.
Il Melqart di Sciacca rientra in una nota classe di scultura in bronzo quella del dio abbattente. Questa iconografia, trova la sua più remota nascita in Egitto, è caratterizzata dal braccio destro sollevato verso l'alto nella posizione dello scagliare e rappresenta una divinità in atteggiamento bellicoso.
Gli studiosi sono convinti che con ogni probabilità si dovesse trattare del dio della tempesta. Attualmente è conservato presso il museo “Salinas” di Palermo.
Si spera prossimamente, di averla a Sciacca, all'interno del museo del mare.